L’indagine, pubblicata ogni anno, mette in luce come, nonostante la riduzione della domanda dovuta al COVID-19, esiste ancora un’allarmante carenza di conducenti. Il sondaggio ha preso in esame 800 aziende di trasporto su strada di oltre 20 paesi e ha rivelato che, durante il 2020, la carenza di conducenti è stata più grave in Eurasia, dove è mancato il 20% della richiesta di autisti. La Cina è stato il paese meno colpito e nel 2020 ha registrato una carenza di professionisti del trasporto del 4% . In Europa, la richiesta di autisti ha visto una carenza dal 20% al 5% per gli autisti di autobus e pullman e dal 24% al 7% per gli autisti di camion.
Tuttavia, nonostante l’aumento della richiesta le aziende di trasporto prevedono che la carenza di conducenti si intensificherà nuovamente nel 2021 con la ripresa economica e l’aumento della domanda di servizi di trasporto. In particolare, in Europa le aziende si aspettano un calo del 17% dei conducenti mentre il picco si raggiungerà in Messico (-18%), in Turchia (-20%), in Russia (-24%) e in Uzbekistan (quasi un terzo in meno).
Secondo l’IRU alla base di questa drastica diminuzione di autisti c’è una scarsa presenza di conducenti formati e professionali. La bassa percentuale di donne e giovani impiegati come autisti, spesso a causa di condizioni di lavoro sfidanti, ulteriormente aggravate dalla pandemia, rende il dato ancora più preoccupante: l’età media dei conducenti di camion professionisti a livello globale è oggi sui 50 anni ma è destinata ad aumentare sempre di più. È necessario che i governi attuino delle politiche di snellimento e formazione per incentivare l’accesso alla professione.
“La carenza di autisti minaccia il funzionamento del trasporto su strada, le catene di approvvigionamento, il commercio, l’economia e, in ultima analisi, l’occupazione e il benessere dei cittadini. Questa non è una questione che può aspettare, è necessario agire subito”, ha affermato il Segretario Generale dell’IRU Umberto de Pretto.