venerdì, 26 Aprile 2024
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Convegno TForma: focus sulle reti di impresa

Si è svolto ieri a Milano il convegno TForma “Nuove frontiere del trasporto: le reti di impresa superano i confini”, a chiusura del secondo anno accademico del ciclo formativo dedicato alle aziende di logistica e autotrasporto.

Fare impresa oggi in Italia è piuttosto difficile, soprattutto nel comparto dell’autotrasporto, pilastro strategico del sistema economico italiano, che spesso la politica, con le sue decisioni, non sembra tenere nella giusta considerazione. In questi ultimi anni, burocrazia, pressione fiscale, alti costi di gestione e del lavoro, difficoltà del recupero crediti hanno reso difficile la vita agli imprenditori del trasporto, rendendoli incapaci di competere, soprattutto con i vettori dell’Est Europa, e per questo costretti in molti casi a “delocalizzare” all’estero, nei Paesi dove è più conveniente operare.
Questo ha portato ad una vera e propria “diaspora” delle aziende di trasporto italiane (spesso sconfinando nella illegalità della esterovestizione), con pesanti ripercussioni in termini di mancate entrate per l’erario dello Stato, perdita di occupazione, ma anche in termini di indotto. Qualche cifra può aiutare a valutare l’entità del fenomeno, come ha introdotto il direttore di Trasportare Oggi, Luca Barassi, in apertura del  Convegno TForma dello scorso 11 Novembre: secondo un recente studio dell’UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), in cinque anni di crisi lo Stato italiano ha perso oltre 10 miliardi di introiti dal comparto del trasporto, sono stati persi quasi 200 mila posti di lavoro, il 60% di immatricolazioni di veicoli industriali, il 25% di percorrenze chilometriche (con veicoli oltre le 3,5 ton) e quasi il 33% di tonnellate trasportate. Tra il 2008 e il 2013 si è verificata una fuoriuscita dall’Italia di oltre 26 mila veicoli e la perdita di circa 2 mila aziende.

Invertire la rotta… nella legalità
Ma ecco profilarsi una possibile via di uscita per arginare questa emorragia, contrastare il fenomeno della esterovestizione (e del dumping sociale ad esso collegato) e fare recuperare alle imprese di trasporto nostrane la competitività di un tempo: le reti di impresa. Un nuovo soggetto economico che evita i rischi e le inefficienze di una esterovestizione, permettendo per contro di creare economie di scala nella gestione della propria azienda, soprattutto in un’ottica di internazionalizzazione. Questa la nuova frontiera del trasporto. Questo lo strumento e la risposta più efficace alle inefficienze del mercato puntando sull’aggregazione tra imprese come fattore essenziale di crescita. Uno strumento sul quale le imprese stanno sempre più puntando la loro attenzione grazie ai vantaggi che caratterizzano questa giovane formula normativa (operativa dal 2009), dal punto di vista della flessibilità, della fiscalità, dell’autonomia aziendale, ma soprattutto dei risultati raggiungibili in termini di incremento della competitività e di capacità innovativa.
La rete è insomma una formula innovativa e flessibile che propone e definisce un nuovo modello di collaborazione che permette alle piccole e medie imprese del nostro Paese di non perdere la propria individualità e contemporaneamente di raggiungere risultati da medio-grande azienda.

Il focus del convegno TForma
E’ stato questo l’attualissimo tema al centro del Convegno che Trasportare Oggi ha organizzato a Milano, nella prestigiosa cornice dell’Hotel Milano Scala, chiudendo, come ormai consuetudine, il secondo anno accademico dell’iniziativa formativa TForma, che anche quest’anno si è avvalsa del prezioso supporto di Italscania – con cui condivide il principio della strategicità del fattore umano nella vita e nel successo di un’azienda -  e, per la prima volta, della collaborazione del produttore cinese di pneumatici GT Radial.
Un tema sviscerato in questa occasione in ogni suo aspetto chiamando a raccolta autorevoli relatori. A cominciare da Paolo Volta, economista dei trasporti e della logistica, che ha aperto il convegno fornendo un esaustivo quadro della nostra economia e di quella europea, dall’inizio della crisi alla situazione attuale, delineandone, pur con cauto ottimismo, uno scenario ormai positivo, come dimostrano i segni più davanti alle proiezioni 2015-2016 soprattutto per quanto riguarda il nostro PIL. “Un po’ più negativo, invece, quello del mondo del trasporto”, nonostante stia rialzando la testa dopo un decennio di sofferenza.
Un mondo travolto oggi da due trombe d’aria: l’esterovestizione  – con cui un’azienda indossa la ‘veste’ di un Paese amico dal punto di vista fiscale sfuggendo ad alcune regole di carattere societario, e cercando di beneficiare di un sistema positivo – e il distacco, la somministrazione di lavoro transazionale, entrambi considerati illegali”. Per questo è necessario intensificare i controlli e incrociare le banche dati.
Tante le opportunità e le sfide da cogliere nel futuro. A vincerle, sarà chi saprà dare un servizio eccellente ad un consumatore sempre più volubile, dove il tempo (il “lead time”) diventerà l’elemento determinante, ma anche chi saprà rispettare l’ambiente e fare innovazione tecnologica. Il futuro è “in rete”, non solo intesa come reti di impresa, ma anche come Reti TEN, processo irreversibile e indispensabile a gestire al meglio i trasporti che attraversano l’Europa.
Di sfide e opportunità ha parlato anche la presidente nazionale di Fita-Cna Cinzia Franchini, portavoce delle piccole imprese artigiane, ossatura del nostro Paese. Nei prossimi dieci anni il mondo dell’autotrasporto sarà completamente stravolto, un futuro in cui ci saranno grandi opportunità da cogliere – sicuramente anche attraverso lo strumento delle reti di impresa -  a fronte di quelle, troppe, perse fino ad ora. Colpa anche di una politica che ha preferito puntare soprattutto su incentivi economici, “risorse certamente importanti, ma che non sono servite a far fare al comparto quel salto di qualità sempre più necessario alla sua sopravvivenza. Gli incentivi dovrebbero servire a creare sviluppo nel nostro comparto e non solo a dare ossigeno. Ci vuole un minimo di coraggio per orientare queste risorse”.
Fondamentale per questo il ruolo delle associazioni, che hanno il compito di fare crescere culturalmente gli imprenditori associati, accompagnandoli in un mondo che sta evolvendo, consentendo loro di cogliere le opportunità su un mercato che in questo momento ha grandi difficoltà. A rappresentare le grandi opportunità che stiamo perdendo alcuni dati dell’Albo sul cabotaggio effettuato da trasportatori Ue in Italia: dal 2008 al 2013 è aumentato del 66,9%, a fronte di una diminuzione del 24,2% del servizio di trasporto delle imprese nazionali. Il Paese che più effettua cabotaggio? La Germania.
Il salto di qualità consiste anche nell’ “abbracciare la legalità”, non solo in tema di distacco ed esterovestizione, ma anche contrastando, per esempio, il fenomeno delle infiltrazioni mafiose, che riguarda il 7-8% delle imprese di autotrasporto italiane, perché “il nostro mondo non può farcela se queste sono le dinamiche”, reti o non reti. Un salto di qualità in cui è chiamata a contribuire anche l’Europa, realizzando una politica dei trasporti capace di uniformare le condizioni nelle quali le imprese si trovano ad operare.
Francesco Oriolo, saggista e consulente di marketing e comunicazione, ha illustrato infatti il relativamente recente strumento di aggregazione aziendale, ovvero le reti d’impresa, un contratto agile e flessibile che permette di realizzare un’idea imprenditoriale comune senza vincoli di distretto o comunque geografici, mantenendo in capo alle singole imprese retiste la propria autonomia aziendale. Subito dopo Anna Sfondrini, dottore commercialista specializzata in internazionalizzazione, ha inquadrato l’argomento dal punto di vista normativo, evidenziando al contempo le discrasie dell’esterovestizione.

Ma al di là delle teorie, è stato portato in sala un caso concreto di rete d’impresa, specifico del nostro settore. Matteo Mosca, infatti, ha illustrato il progetto NEST Network, un’importante realtà che opera nell’ambito dello shipping e della intermodalità e che proprio attraverso un Contratto di Rete d’Imprese si propone come un “integratore di risorse“, capace di interpretare al meglio le esigenze della logistica di nuova generazione.

A concludere il convegno e tirare le somme di un argomento estremamente importante e di grande attualità, Franco Fenoglio, amministratore delegato Italscania S.p.a., che ha sottolineato come l’aspetto occupazionale è uno di quelli che affligge maggiormente il settore, insieme al TCO, ovvero il Total Cost of Ownership che, secondo l’azienda svedese deve appunto essere superato dal TOE, ovvero il Total Operating Economy, facendo attenzione quindi all’intero conto economico dell’azienda e considerando sia i costi che i ricavi. Anche per il manager torinese, il network e la rete sono uno strumento competitivo importante. Scania, in qualità di Costruttore di veicoli industriali, utilizza questo mezzo per lavorare in gruppo con i propri importatori e dealer, ovvero aziende che hanno una propria autonomia imprenditoriale pur operando secondo una comune strategia in grado di seguire e soddisfare in ogni sua esigenza il cliente finale.
Secondo Fenoglio, anche in periodo di crisi, il sistema “rete” ha permesso di limitare i danni e mantenere le posizioni.

                         

Sul numero di dicembre-gennaio di Trasportare Oggi potrete leggere l’articolo di approfondimento.

 

credits immagini: Claudia Capra (www.facebook.com/claudia.capra.56 )

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