venerdì, 19 Aprile 2024
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NISSAN: NP300. I duri inziano a giocare

Che la crisi dell’edilizia ci sia o meno è un dato che va oltre le possibilità della nostra percezione personale, di certo però qui a Trasportare Oggi non volevamo realizzare un servizio che non mettesse in rilievo, almeno nell’ambientazione, il carattere spiccatamente lavoratore di questo NP300, il pick up Nissan che vedete ben illustrato in queste pagine.

Il cantiere che ha accettato di recitare il ruolo di se stesso in questa nostra messa in scena, situato nell’operosa Cantù non disponeva forse di ampi spazi o di imponenti work in progress urbanistici: un cantiere con finalità residenziali private e civili incastrato tra altre villette monofamiliari in una zona tranquilla e priva di grandi costruzione.

Questo contesto, se non ci ha fornito grandi spunti di riflessione sulla cantieristica lombarda, è tornato però utile per apprezzare la manovrabilità del mezzo, che sia nel carico scarico sia per le esigenze di making of del servizio fotografico abbiamo dovuto spostare e girare avanti e indietro più e più volte, in un cortiletto esiguo e già abbastanza occupato, sotto gli occhi annoiati di un cane alla catena perplesso e ululante.

Dopodiché, come si fa coi cavalli tenuti a freno durante una passeggiata estiva, ci siamo spostati di qualche chilometro per fornire al Nissan un terreno a lui più consono e permettergli di sfogarsi, e con lui il nostro driver Alfonso che si è parecchio soddisfatto nel mettere alla prova le sue doti fuoristradistiche.

Etica (del lavoro) ed estetica

Lo staff di Trasportale è sempre molto attento a scegliere la migliore location di un servizio, ma in questo caso era più che mai necessario strappare il pick up da un possibile fraintendimento glamourous, quello che ha pur costruito tanta fortuna nella storia recente dei 4×4 ma che si è anche incarnato in una famosa definizione di Gino e Michele (quelli di Zelig), ovvero la signora bene che intasa il traffico cittadino usando un ingombrante veicolo destinato ad altri usi per portare il figliolo all’asilo.

Questo era l’intento, che purtroppo è stato però smentito non appena alcuni degli operai al lavoro hanno buttato gli occhi sull’NP300: “Bello strumento di lavoro”, ci ha detto uno di loro, “ma a dirla tutta uno di questi me lo comprerei anche per me”, dove “per me” indica il puro apprezzamento estetico, l’ammirazione disgiunta dalla pur evidente utilità. E in effetti, ripensando a come erano fatti i pick up da cantiere anche solo cinque o dieci anni fa, sostanzialmente furgoncini tagliati a metà e dotati di cassone, bisogna ammettere che qui siamo di fronte a tutt’altro. L’NP300 è indubbiamente – non solo ma anche, si potrebbe dire – un mezzo bello, desiderabile anche per usi privati, magari non proprio da portare nei centri storici delle città, ma di certo interessante se si conduce una vita sufficientemente agreste.

Andare oltre

Quest’impressione, importante ma fondamentalmente esteriore, muta radicalmente una volta che, letteralmente, ci si addentra nel mezzo. I suoi interni, tanto per stare sul didascalico: spartani, ma comodi, cosa che è più che importante per chi ci deve lavorare, e dotati di una strumentazione essenziale ma chiara. La versione avuta in prova è particolarmente asciutta di dotazioni, ma anche da catalogo non risultano poi molti fronzoli: la radio – di cui al solito noi frivoli sentiamo la mancanza – il climatizzatore, che in certe condizioni estreme, al termine di giornate polverose, può risultare ben più che una frivolezza, e poco altro. Se si immagina una squadra che usa il pick up per recarsi in cantiere, caricando e scaricando attrezzi e materiali, e che al termine del proprio turno torna a casa con tutto un corredo di polvere e fango, allora diventa chiaro che a un mezzo del genere non serve poi a molto altro.

Inquadrata in questo modo, anche la mancanza dei tergicristalli elettrici, oggi di serie praticamente ovunque, assume un suo significato preciso,  nel senso che difficilmente le classiche manovelle potranno mai incepparsi per un’infiltrazione di sabbia. Meno condivisibile, e questa potrebbe divenire una sorta di campagna per Trasportale, l’assenza di comandi elettrici per gli specchietti retrovisori esterni.

Nello spazio limitato in cui abbiamo dovuto operare abbiamo apprezzato la morbidezza e la maneggevolezza nonostante l’ingombro, ma poter regolare la visione posteriore in modo semplice e veloce, direttamente dal posto di guida, è un fattore troppo importante in termini di sicurezza sul lavoro per non tenerne conto.

Parlando di addentrarsi in questo Nissan c’è però un altro livello di cui tenere conto: il suo contenuto tecnico-meccanico. Questo è un mezzo che in cantiere, nell’off road, si esprime al meglio, grazie a un 4×4 collaudato: per chi è propenso a dotarsi di un veicolo con queste caratteristiche, spinto da precise necessità lavorative, la risposta della trazione integrale è fondamentale, e da questo punto di vista il Nissan non tradisce le aspettative.

Come diceva quel tale…

Molto rinforzato nel posteriore, regge bene carichi importanti, e alla guida nei punti difficili fornisce una sensazione di robustezza e affidabilità.

Il motore è un po’ esoso in termini di consumi, anche se non in modo significativamente differente rispetto ad altri suoi pari categoria, e riflette una concezione spartana, molto snella in quanto ad elettronica, che per l’uso a cui è destinato non fa sentire la mancanza di sistemi più evoluti ma in compenso mette al riparo da fermi e check up ravvicinati. Come diceva un pioniere dell’automobile, quel che non c’è non si rompe, e anche se oggi si è andati molto in là rispetto a quel particolare concetto di “dotazione spartana”, in fondo è una massima ancora valida, specie per chi conta di fare un investimento che renda nel tempo senza impensierire mai con eccessive cure. Insomma, per citare un altro classico, ma del western, con l’NP300 “per fermarlo bisogna sparargli”: gli intervalli di manutenzione sono fissati a 15mila km (o di 12 mesi, in alternativa), e la garanzia copre tre anni o 100mila km. Costi di gestione molto bassi, insomma. La carrozzeria è un discorso a parte, ed è garantita contro la perforazione da corrosione per sei anni, un dato che interesserà parecchio chi pensa di portarlo a spasso per ambienti particolarmente aggressivi.

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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