venerdì, 29 Marzo 2024
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Solo l’aggregazione può aiutare a sopravvivere

Come affrontare la crisi? Nel corso di una tavola rotonda organizzata a Padova dal Gruppo Federtrasporti si è stilato un lungo elenco di tutti i vantaggi che possono scaturire dall’aggregazione, dall’abbattimento dei viaggi a vuoto alla maggiore facilità di accedere al credito. Senza trascurare il drastico taglio all’incidentalità…

«Magari non potranno risolvere tutte le problematiche causate dalla crisi economica, ma di certo le forze che scaturiscono dall’aggregazione sono tante. Anzi, sono convinto che oggi siano spesso indispensabili per la sopravvivenza delle piccole imprese di autotrasporto». A questa conclusione è giunto il presidente del Gruppo Federtrasporti, Emilio Pietrelli, nel corso di una tavola rotonda organizzata a Padova lo scorso 26 maggio, per poi annoverare in dettaglio quali siano tali forze.
«L’aggregazione – ha spiegato – è in grado di fornire alle microimprese un modello organizzativo efficiente, di garantire economie di scala e quindi di contenere i costi gestionali, di ottimizzare la gestione dei traffici contenendo i ritorni a vuoto, di bilanciare il rapporto di forza contrattuale con la committenza e anzi di far recuperare con essa un rapporto diretto e quindi di far superare in parte l’intermediazione». Senza considerare che «il rafforzamento della struttura societaria – ha aggiunto Pietrelli – favorisce un consolidamento del patrimonio e quindi un più facile accesso al credito, uno dei problemi prioritari di questa fase».
Tali opportunità, peraltro, possono essere toccate con mano non soltanto da strutture di secondo grado come Fedetrasporti (che aggrega una sessantina di realtà aggregate a loro volta), ma anche da enti di primo grado. Giuseppe Milano, per esempio, coordinatore di direzione del C.A.M. di Mestre, consorzio con ben 53 anni di vita alle spalle soprattutto nel settore del cisternato, ha stilato un lungo elenco dei molteplici vantaggi ottenuti nel corso di questo lungo lasso di tempo. Tra questi vantaggi ha annoverato la diversificazione dei servizi finalizzata a gestire al meglio le stagionalità o la discontinuità dei volumi, la differenzazione di conoscenze e competenze professionali, la creazione della massa critica che consente ad accedere a gare, l’adozione di Sistemi di Gestione per Qualità-Sicurezza-Ambiente, requisito essenziale nei contratti in forma scritta, la costruzione di una positiva immagine di Gruppo, accreditato come fornitore strutturato, affidabile e professionale.
A questi e altri vantaggi rispetto alle relazioni esterne bisogna poi aggiungere quelli di cui godono direttamente i soci interni. Tra questi Milano ha ricordato la centralizzazione della pianificazione dei servizi di trasporto, la contabilità, la sorveglianza sanitaria, la consulenza in materia assicurativa, di sicurezza e legale.
E non è tutto. Perché l’aggregazione consente pure di disporre degli strumenti necessari per investire, in particolare in formazione e in sicurezza. Esemplari in tal senso i percorsi formativi sia del C.A.M. sia Federtrasporti. Se infatti il Consorzio mestrino, dopo un’opera di sensibilizzazione degli associati e un’approfondita raccolta di dati e controlli sull’esposizione a sostanze pericolose operata dal medico del lavoro Federico Munarin, oggi può vantare un tasso di incidentalità più basso del 4-5% rispetto alla media nazionale attestata su circa il 40%, il Gruppo con quartier generale a Bologna attraverso un progetto articolato, «basato su molteplici azioni formative, è riuscito a passare – come ha spiegato Sandro Vedovi, responsabile progetti della Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale, che ha fornito un fondamentale contributo – da una frequenza sinistri che sfiorava il 70% nel 2005 a quello del 2011, contenuto in un 35,8%».
Questo dimezzamento dell’incidentalità non soltanto è servito per scongiurare quasi 2.000 sinistri, con un grande impatto sociale in termini di minori feriti e vittime, ma ha generato ritorni economici interessanti, connessi ai minori costi sostenuti (premi assicurativi, premi Inail, riparazione e manutenzione dei mezzi, fermi macchina).
Non a caso, al tavolo presso il ministero delle Infrastrutture e Trasporti dedicato alle problematiche assicurative del trasporto pesante, l'Ania ha portato il progetto Fondazione Ania-Federtrasporti e i risultati conseguiti, come modello da replicare nelle flotte di veicoli pesanti. Al tavolo delle trattative si sta lavorando per far passare il concetto della premialità, incentivando chi lavora bene, rispetta le regole, dimostra sensibilità alla sicurezza e riduce gli incidenti, cercando, invece, di mettere fuori dal mercato chi fa dell'illegalità l'unica arma di concorrenza.
Al Convegno è intervenuta anche l’europarlamentare (e membro della commissione Trasporti) Debora Serracchiani, che ha preso atto del «malessere sempre più profondo che serpeggia nel mondo dell’autotrasporto», invitandolo a trovare «interlocutori attenti e concreti nel Governo italiano e in Europa, se si vuole evitare che la situazione si deteriori». A questo proposito ha informato di aver chiesto in un’interrogazione alla Commissione europea che l’organo di governo UE «autorizzi il Governo italiano a sbloccare l’erogazione dei fondi destinati all'ecobonus relativi al 2010 e al 2011». Guardando avanti, invece, Serracchiani ha sottolineato come «la concessione dell’Ecobonus per il 2012 e per gli anni successivi sarebbe importante in quanto le normative sui tempi di guida e riposo e sugli orari di lavoro particolarmente stringenti per l’Italia, possono avere un impatto più accettabile se vengono incrementate le quote dei mezzi merci viaggianti su navi».
A questo proposito l’europarlamentare ha ricordato come in ambito europeo si consideri entro i 300 km la distanza media percorribile da un camion; «oltre tale soglia – ha puntualizzato – è necessario individuare il passaggio della merce a una diversa modalità».
Quale? Per Serracchiani non ci sono dubbi: «il ferro presenta diverse caratteristiche, non ultima la compatibilità ambientale, che lo rendono privilegiato. E non a caso il 63% (e addirittura oltre l’80%) dei fondi europei destinati alle infrastrutture viene destinato al trasporto ferroviario».
E l’Italia? Purtroppo la quota assorbita dal trasporto ferroviario delle merci è scesa al 6%. E sulle ragioni di questa progressiva flessione Serracchiani ha idee precise: «Io posso anche capire che Ferrovie dello Stato decida di investire nel settore per precisa scelta aziendale, però non è possibile, vista l’avvenuta liberalizzazione del settore, impedire che altri facciano diversamente».
L’evento, al quale hanno aderito in numerosi, è stato organizzato con la collaborazione di Mercedes-Benz Italia che ha messo a disposizione dei partecipanti un nuovo Actros 1851 per effettuare dei test drive e toccare con mano il comfort e le alte performance del veicolo insignito del titolo europeo di Truck of the Year 2012.
A cornice dell’evento è stata allestita la mostra fotografica «Mezzi con un fine», dieci scatti che sintetizzano il cammino di un’impresa resa «grande» dai tanti «piccoli» che la compongono, dieci scatti tratti dall’archivio fotografico di Uomini e Trasporti ed elaborati dal fotografo Alfonso Santolero.

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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