giovedì, 25 Aprile 2024
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L’allarme di ANITA: rischio delocalizzazione

La tassazione e i costi elevati hanno raggiunto livelli insostenibili nel nostro Paese. Nel 2011 la pressione fiscale sulle imprese è arrivata al 68,5%. L’Italia ha il primato della pressione fiscale sul costo del lavoro con il 42,3% a fronte di una media europea del 33,4%.
 
A queste condizioni è difficile competere e per le imprese italiane è forte il rischio di destrutturazione e delocalizzazione. E’ l’allarme lanciato da ANITA, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese più grandi di autotrasporto in Italia, in occasione dell’assemblea generale tenutasi sabato scorso a Taormina.
 
Sono le imprese con dipendenti ad essere maggiormente penalizzate dall’elevato costo del lavoro e molte di queste sono spinte a spostare la propria attività all’estero dove i costi sono molto più bassi.
 
“Non possiamo accettare che ciò avvenga. Dobbiamo creare le condizioni affinchè le imprese forti restino in Italia”, ha dichiarato il presidente di ANITA, Eleuterio Arcese.
 
“Per il nostro Paese oltretutto sarebbe una grave perdita in termini di entrate tributarie, fiscali e di posti di lavoro. Ne risentirebbe l’intero sistema economico già fortemente debole”.
 
“Su cento veicoli immatricolati all’estero, ad esempio, l’erario perderebbe quasi otto milioni di euro l’anno. Numeri che fanno riflettere e devono spingerci ad accelerare i processi di riforma del settore e di riduzione dei costi e livelli di tassazione”.
 
 
“Bisogna rendere strutturali le misure sulla riduzione del costo del lavoro e prevedere sgravi contributivi alle imprese che assumono padroncini che vogliono lasciare l’attività e a coloro che si impegnano a rendere stabile l’occupazione o ad incrementare livelli occupazionali”. Queste le proposte avanzate da ANITA nell’assemblea annuale alla presenza del sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Guido Improta.

Da ANITA

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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