sabato, 20 Aprile 2024
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RILANCIO DELLE ATTIVITA’ PORTUALI: UN’ESIGENZA PER LO SVILUPPO DELL’ECONOMIA ITALIANA FRENATA DA BUROCRAZIA E DISINTERESSE

“Il porto di Genova? La pubblica amministrazione sorvola sul problema. I media gli dedicano poca attenzione. E le entrate fiscali stanno per azzerarsi. Se qualcosa non cambia, è prossimo il rischio di collasso”.

è un ritratto a tinte decisamente fosche quello tracciato da Luigi Merlo, Presidente dell’Autorità Portuale di Genova, in occasione del secondo appuntamento del ciclo di seminari Infrastrutture e sviluppo locale: buone pratiche internazionali a confronto, tenutosi ieri presso Regione Lombardia con il titolo Trasporti, porti e logistica.

Da struttura in teoria chiave non solo per l’intero bacino del Mediterraneo ma anche per tutto il traffico commerciale rivolto all’Europa e agli Stati Uniti, il porto ligure è di fatto un colosso che con il passare del tempo si sta sgretolando. “Manca una programmazione portuale. Manca una regia che dia al porto una logistica adeguata. Manca un’autonomia finanziaria…”. La lista fatta da Merlo è lunga e finanche impietosa, soprattutto là dove ricorda che “invece che vedere gli altri porti europei come possibili alleati, in Italia li continuiamo a vedere come competitori. E questo accade in un momento in cui le strutture portuali che si affacciano a sud del Mediterraneo diventano ogni giorno più aggressive sul piano commerciale”.
La soluzione? Una politica rivolta alle attività portuali che ristrutturi completamente tutto il comparto e crei delle aree attrezzate, i retroporti come vengono chiamati, in grado di accogliere il volume di merci da spedire e da trasportare al porto con un sistema di logistica efficiente e tale da decongestionare il traffico nell’area urbana limitrofa. Ma anche una diversa concezione dell’autorità portuale che, con i migliori auspici, potrebbe avviarsi a diventare una Società per azioni pubblica.

Se dunque Genova “piange”, a “sorridere” è invece il porto di Rotterdam, presentato da Gerard Van Hasselt, Public Affairs Officer dello scalo olandese. Entro il 2013 verrà completato un grande ampliamento delle sue strutture con il nuovo terminal chiamato Maasvlakte 2, e verrà rafforzata tutta la sua struttura di connessioni con il resto d’Europa: linee ferroviarie, oleodotti e gasdotti, collegamenti marittimi a corto raggio e strade, su cui viaggia il 30-40% del totale dei 420 milioni di tonnellate movimentate nel 2008.

Chiave del successo del porto di Rotterdam, e modello di riferimento ad esempio per Genova, è la sua gestione in qualità di società a responsabilità limitata, proprietà per il 75% della città di Rotterdam e per il 25% del governo centrale olandese, in grado di interagire sia con gli operatori economici che con il governo stesso. In questo modo il porto di Rotterdam può gestire un budget di fondi sufficiente per finanziare direttamente interventi sul piano della logistica e delle infrastrutture.

Ed è proprio sul tema delle infrastrutture legate alle attività portuali che ha insistito il je t’accuse degli altri relatori presenti al seminario. Renato Galliano, Direttore generale di Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo, ha ricordato il ruolo che proprio la realizzazione di nuove infrastrutture può avere nella ridefinizione e nel rilancio, anche economico, dei territori che ne vengono attraversati. Giancarlo Gabetto, della fondazione SLALA, Sistema Logistico del Nord Ovest d’Italia, e Flavio Boscacci, Professore di Economia Applicata al Politecnico di Milano, hanno invece ribadito come la mancata realizzazione del cosiddetto Terzo valico dei Giovi, una linea ferroviaria ad Alta Velocità-Alta Capacità in progettazione dal 1991 per unire Genova, Milano e Torino, impedisca di fatto il realizzarsi di quel corridoio europeo che idealmente potrebbe unire la Liguria e l’area metropolitana milanese verso Rotterdam. La conseguenza è duplice: da una parte Genova rischia di perdere sempre di più una importante fetta di traffico commerciale verso l’Europa del Nord ma anche gli Stati Uniti, a tutto vantaggio del principale porto olandese; dall’altra l’intera area milanese vede venir meno un importante canale commerciale per offrire nuovi mercati alla sua economia anche in vista dell’appuntamento con l’Expo 2015.

Si cerca comunque di correre ai ripari. Ad esempio con l’ipotesi di creare nell’area della provincia di Alessandria un grande polo di raccolta delle merci, provvisto di dogana e uffici correlati e collegata tramite speciali treni navetta con lo scalo genovese: in questo modo Genova potrebbe raddoppiare il volume di circa 3 milioni di container movimentati oggi. Ma per fare questo, occorre che qualcosa a livello amministrativo nazionale cambi. Ed è forse questa la sfida più dura.

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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