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Come cambierà UNRAE VI – Intervista a Franco Fenoglio

Anticipiamo alcune delle domande fatte a Franco Fenoglio all’indomani della sua elezione alla guida di UNRAE – Sezione Veicoli Industriali, nell’intervista esclusiva per Trasportare Oggi che uscirà sul numero di Febbraio/Marzo 2016.

 

Occupazione, sostenibilità e agevolazione. Sono questi i tre punti cardine su cui Franco Fenoglio, neo presidente della Sezione Veicoli Industriali dell’UNRAE, farà leva per rivoluzionare il ruolo che l’associazione degli importatori esteri di veicoli svolge in Italia.

Qual è il ruolo che secondo Franco Fenoglio deve ricoprire l’UNRAE oggi?
Innanzitutto va detto che il settore in cui operiamo, e lo diciamo da anni, è un settore strategico per la crescita del Paese. Questo è un dato di fatto, ma ciò che ancora non si è riusciti a fare è farlo capire alle istituzioni, a chi ci governa e anche all’opinione pubblica, che ci giudica attraverso la stampa non specializzata che spesso ha una visione distorta del nostro mondo. E non è sempre e solo colpa loro, ma anche nostra che evidentemente non siamo ancora riusciti a comunicare in modo adeguato.
Ecco che allora l’UNRAE, che come si è detto rappresenta la stragrande maggioranza del mercato dei veicoli pesanti in Italia, deve assumersi l’onere (e l’onore) di far arrivare il messaggio e di farlo nelle giuste sedi con forza e determinazione. Il mio scopo è farlo diventare un punto di riferimento per tutti gli operatori del settore, dove coagulare le esigenze, le esperienze e le potenzialità.

Sta dicendo quindi che è vostra intenzione ampliare l’ambito di interesse della associazione?
No, non esattamente. Noi restiamo la voce dei costruttori. Questo è scritto nel nostro statuto e questo è quello che vogliamo fare. Ma il mio sogno è quello di raccogliere sotto un unico cappello le tante ‘grida di dolore’ di chi opera nel nostro settore. Una delle ragioni per le quali l’autotrasporto in Italia non ha il peso che ha in altri Paesi è proprio l’estrema frantumazione della rappresentanza sindacale e non.
L’UNRAE non è un organismo politicizzato e quindi potrebbe rappresentare tutti, o meglio rappresentare le esigenze di tutti, il settore nella sua completezza e in tutte le modalità di trasporto.

Un ruolo ambizioso ma altrettanto importante, direi a questo punto per il Sistema Paese…
Sì, ce lo meritiamo. Dobbiamo lavorare insieme per costruire una modalità di trasporto comune, una piattaforma che sia di richiamo agli operatori degli altri Paesi. Sono gli altri che devono venire da noi, e non i nostri trasportatori a dover prendere la valigia e andare all’estero per poter far sopravvivere la propria attività.
In cinque anni di crisi abbiamo perso l’80% del mercato, su 600 mila addetti sono rimasti a casa quasi 200 mila persone, 2000 imprese del comparto hanno chiuso o sono andati all’estero.
Insomma, non è questo che il nostro Paese si merita. E non se lo meritano i tanti imprenditori e le tante aziende che hanno dato l’anima per il proprio lavoro.

Sono numeri impressionanti, enormemente più grandi rispetto ad altre realtà che però hanno un impatto sull’opinione pubblica e sulle scelte politiche completamente diverse
Esattamente. Si è parlato tantissimo dell’ILVA, l’Alitalia, Terni. I giornali hanno riempito pagine su pagine su queste pur sempre tragedie. Ma delle decine di Concessionarie costrette a chiudere? Delle officine in fallimento? Della fuoriuscita di know-how. Tutti i settori hanno attraversato questa lunga crisi, ma il nostro in più ha subito il disinteresse mediatico.

Per perseguire questa strada cosa propone?
Fondamentalmente tre ambiti di intervento: occupazione, sostenibilità e agevolazioni o incentivi che dir si voglia, anche se questo termine è limitativo e mal interpretato.
Sull’occupazione, ovviamente, dobbiamo recuperare il terreno perduto. Ridare al Paese competitività attraverso l’elemento umano, strategico per la profittabilità delle aziende. Serve dunque, prima di tutto, formazione. Formazione specialistica. L’Italia ha bisogno di logistici con alta professionalità. E ha bisogno di giovani. Dobbiamo essere un settore attrattivo per le future generazioni.
Sostenibilità è la parola d’ordine in questo momento. Per tutti. Ma bisogna intervenire su più fronti. I Costruttori finalmente hanno messo in campo risorse enormi per realizzare veicoli che utilizzino combustibili alternativi. Ma le Istituzioni lo sanno questo? E cosa serve avere un camion a metano se poi sul territorio non si trovano i distributori? Quindi bisogna sensibilizzare anche i produttori di combustibile affinché capiscano che essendo già pronti col prodotto potrebbero avere un payback dei loro investimenti a breve termine.
LNG, per esempio, è una risorsa straordinaria: pulita, economica e ancora con grandi potenzialità. Ma in Italia esistono solo tre stazioni di servizio. Assurdo.
E arriviamo al tema che crea sempre polemica: gli incentivi. Un termine arcaico, superato, ormai, ma non il suo significato e ciò che rappresenta, ovvero il ricambio del parco circolante.
Abbiamo il 72 per cento di veicoli che sono ante Euro 4, solo il 2/3 per cento è Euro 6 e il resto è Euro 5. Diamogli un altro nome, troviamo strade diverse rispetto al passato, ma qui dobbiamo arrivare.

Entriamo ancora più nel dettaglio. Qual è il programma operativo?
Prima di tutto stiamo mettendo a punto un calendario di incontri istituzionali pre-programmati. Lo scopo è trovare qualche argomento trasversale, che interessa tutti e che possa essere esposto per un lungo periodo verso l’opinione pubblica creando quindi massa critica. Io sono convinto che se non creiamo massa critica non andiamo da nessuna parte perché l’UNRAE, da sola, nonostante come abbiamo detto oggi abbia un peso del mercato di riferimento prevalente, è solo una parte del Sistema.
Fatto questo dobbiamo spostare l’attenzione sui media. Ma non solo quelli di settore, che naturalmente da sempre seguono le vicende del nostro mondo, ma tutte le altre, allargando quindi la visibilità di UNRAE e di conseguenza il messaggio che si vuole far arrivare.
Infine, sempre nell’ottica di ampliare gli orizzonti e dare più forza alla nostra azione, ho intenzione di creare, sin da subito, la sezione degli Allestitori e Rimorchisti stranieri. Un ulteriore tassello che darà sicuramente maggiore vigore e robustezza alla nostra presenza.

Detto questo come vede Franco Fenoglio il nostro settore tra cinque anni?
La mia visione è quella di un mercato che non crescerà a dismisura, ma farà delle piccole crescite. Non torneremo mai ai livelli del 2008, pur avendo preso la strada del segno più. E questo per un motivo molto semplice: strutturalmente non ci sono più i presupposti. Molte aziende hanno chiuso, o sono andate all’estero. Il nostro sistema segue l’andamento dell’industria, e anche qui abbiamo purtroppo perso pezzi.
Ecco che allora, se riusciamo a costruire un settore del trasporto forte nel nostro Paese, avremmo la possibilità di andare a prendere il lavoro all’estero, sono convinto che la crescita potrebbe essere esponenziale. Abbiamo a disposizione un pannel imprenditoriale di altissimo livello, non disperdiamolo e sfruttiamolo per rendere competitivo il nostro comparto e l’Italia tutta. E anche nel campo delle persone si cambierà, a mio modo di vedere. Si andrà sicuramente verso operatori sempre più professionali e specializzati.
Io ho fiducia nelle nostre potenzialità, l’importante è essere uniti e lavorare insieme per uno scopo comune.

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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